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“Sii forte, trabocca d’ energia intellettuale e passionale e riverserai sugli altri la tua intelligenza, il tuo amore, la tua forza d’azione.”

PETR KROPOTKIN

Per molti anni mi sono occupato di errori di ortografia: prima da scolaro, poi da maestro, poi da fabbricante di giocattoli, se mi è permesso di chiamare con questo bel nome le mie precedenti raccolte di filastrocche e di favolette. Talune di quelle filastrocche , per l’appunto dedicate agli accenti sbagliati, ai “quori” malati, alle “z” abbandonate, sono state accolte – troppo onore! – perfino nelle grammatiche. Questo vuol dire, dopotutto, che l’idea di giocare con gli errori non era del tutto eretica. Vale la pena che un bambino impari piangendo quello che può imparare ridendo? Se si mettessero insieme le lagrime versate nei cinque continenti per colpa dell’ortografia, si otterrebbe una cascata da sfruttare per la produzione dell’energia elettrica. Ma io trovo che sarebbe un’energia troppo costosa, Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli, come la torre di Pisa.

Questo libro è pieno di errori, e non solo di ortografia. Alcuni sono visibili a occhio nudo, altri sono nascosti come indovinelli. Alcuni sono in versi, altri in prosa. Non tutti sono errori infantili, e questo risponde assolutamente al vero: il mondo sarebbe bellissimo, se ci fossero solo i bambini a sbagliare. Tra noi padri possiamo dircelo. Ma non è male che anche i ragazzi lo sappiano.

E per una volta permettete che un libro per ragazzi sia dedicato ai padri di famiglia, e anche alle madri, s’intende, e anche ai maestri di scuola: a quelli insomma che hanno la terribile responsabilità di correggere – senza sbagliare – i più piccoli e innoquoi errori del nostro pianeta”

GIANNI RODARI

Il libro degli errori

La scienza dei calcoli, la geometria bisogna che siano insegnate fin dalla più tenera età senza però fissarle in uno schema rigido che sia imposto obbligatoriamente…Un uomo libero non dovrà mai apprendere una scienza come se fosse uno schiavo… Nessun insegnamento che sia imposto a forza all’anima può essere stabile.

PLATONE

Repubblica, Timeo